Il museo TerzOcchio-Meridiani di Luce

L‘incontro di Antonio Presti con Librino, ormai più di 20 anni fa, ha qualcosa di magico. Tra quei palazzi, i larghi stradoni, le ampie arie di verde incolto, il mecenate intravede le potenzialità e la bellezza del quartiere periferico di Catania e decide di donare, con la sua Fondazione, un meraviglioso e innovativo progetto d’arte, cultura e bellezza: il Museo TerzOcchio Meridiani di Luce.
Non uno spazio artistico statico, dove grandi artisti o collezionisti possano esporre le proprie opere, ma un quartiere che si trasforma in spazio creativo ed espositivo allo stesso tempo ed entro il quale, l’opera è costituita dallo stesso quartiere e dai suoi abitanti.

Mi chiedono spesso – racconta Antonio Presti – perché io abbia scelto proprio Librino. È stata una visione, probabilmente ispirata da questa sua architettura verticale, dalla sua posizione geografica al centro del Mediterraneo e soprattutto dal suo prestarsi, come una pagina vuota e bianca, a diventare un vasto spazio di creatività nel quale espressioni d’arte contemporanea molto diverse possano incontrarsi e coabitare”.

L’azione principale del progetto museale è costituita da una serie di interventi estetici su alcuni palazzi e spazi urbani di Librino, individuati in base alla loro struttura e dislocazione geografica. Lo sviluppo del Museo sarà costituito da blocchi di 10 facciate e si articolerà in altrettanti percorsi che si snoderanno all’interno del quartiere creando così un itinerario da percorrere in macchina. Le facciate che, illuminate nella notte consegneranno il volto di una nuova città, di una nuova coscienza e di una luce universale, testimonieranno che “non c’è buio, non c’è mancamento: c’è sempre la luce e anche nella notte c’è sempre il sole”.

Il progetto del grande Museo TerzOcchio Meridiani di Luce punta, infatti, sulla Bellezza come mezzo per ritrovare l’identità di cittadino attraverso l’orgoglio e il senso di appartenenza al proprio quartiere. Obiettivo principale è promuovere sempre il rispetto, sia del territorio di Librino, ridisegnandolo nella sua fisionomia urbanistica sia degli abitanti, manifestando l’identità con la bellezza.

Il Museo TerzOcchio punterà su una grande opera di riqualificazione estetica di alcuni immobili nel quartiere di Librino, a partire dalle ampie facciate nude dove saranno montate alcune gigantografie d’arte. L’obiettivo è quello di suscitare bisogno e consapevolezza di bellezza tra gli abitanti di Librino che saranno i veri protagonisti di questa operazione perché i loro volti e i loro corpi saranno immortalati e utilizzati per la riqualificazione dell’ambiente in cui abitano. All’apparire di questa bellezza l’abitante di Librino affermerà il suo essere bello.

Il gruppo di artisti che già da anni, a vario titolo, collabora con la Fondazione per il progetto, lo fa ispirandosi al modello di creatività tipico della produzione artistica nelle residenze d’artisti. Tra le peculiarità del museo di Librino c’è infatti il loro concepimento e creazione proprio a partire da soggiorni di artisti in loco, magari trovando spunti proprio nelle feste all’interno dei condomini o nei laboratori emozionali organizzati dalla Fondazione con la collaborazione di parrocchie, associazioni e attività commerciali.

Tra gli altri interventi di riqualificazione estetica ci saranno:
l’illuminazione artistica di alcune fiancate dei palazzi per cui gli artisti delle luci, coinvolti nel progetto, studieranno forme di illuminazione particolare che mettano in risalto alcune parti dei condomini;
la proiezione continua di slide fotografiche, intervallate da proiezioni di immagini e accompagnate da colonne musicali;
la trasformazione di alcune pareti in terminali-video collegati a internet grazie ai quali chiunque potrà interagire, creando la propria opera come collage di frasi e parole scritte dai poeti aderenti all’iniziativa.

Non mancheranno altre sezioni del Museo: la trasformazione di un ettaro di terreno lasciato all’incuria in un’opera d’arte paesaggistica; la costituzione del Museo diffuso Magma, che si snoderà nelle 70 attività commerciali del quartiere all’interno delle quali, saranno accolte le opere di una mostra internazionale di fotografia; il Museo della poesia contemporanea con l’installazione di 300 banner con le trascrizioni di alcuni versi tratti dalle composizioni di 10 poeti contemporanei; il Cantico delle creature con l’installazione di 700 banner installati sui tralicci dell’illuminazione pubblica e recanti le foto degli abitanti accoppiate alle parole della Preghiera di San Francesco.

 

La Fondazione, che in questi anni di impegno a Librino, ha già realizzato numerosi progetti artistico-sociali, tra cui la Porta della Bellezza, continua a coinvolgere nel progetto TerzOcchio artisti internazionali che utilizzano diversi linguaggi espressivi. E così, quando le luci illumineranno le pareti, Librino si offrirà in tutta la sua bellezza e abitanti e visitatori diventeranno testimoni e attori di bellezza, trovando un insolito spazio espositivo di arte contemporanea all’aperto.

“Con il Museo Internazionale dell’Immagine – spiega Antonio Presti – , centro e periferia diventano unico luogo sociale, spazio di una stessa identità civile, luogo di attrazione turistica. Vorrei disegnare un orizzonte a Librino attraverso un museo che lo abita e lo fa vivere affinché divenga allo stesso tempo una polis nel senso completo: ovvero “la” polis (insieme delle attività che vi sono condotte) e “il” polis (insieme delle architetture degli edifici che lo costituiscono). Vedere a Librino una possibile riappropriazione dell’idea di Polis deriva da un desiderio forse paradossale: creare una pratica culturale contemporanea laddove non ce la si attende, e per e con una popolazione che non se lo aspetta ma che, ancora un paradosso, è capace di accoglierla”.

Dal punto di vista logistico e strutturale, il Museo dell’Immagine beneficerà della posizione strategica di Librino rispetto all’aeroporto Fontanarossa, distante circa mezzo chilometro. L’aeroporto con i suoi quasi 7 milioni di passeggeri l’anno rappresenterà il luogo deputato alla promozione e valorizzazione del Museo orientando verso il quartiere migliaia di visitatori all’anno che, sposando questo progetto etico–culturale, saranno i potenziali creatori di un indotto economico di consumo, che produrrà a Librino un’economia libera, legale ed eticamente orientata.

Il progetto affiderà i servizi di valorizzazione, custodia e gestione del Museo a quegli abitanti di Librino che si trovano in una condizione di emarginazione e rischio sociale (giovani disoccupati, minori, detenuti, giovani con sindrome di down) i quali, organizzati in cooperative sociali, si faranno custodi di quella Bellezza che finalmente torna a Librino.

“Il museo di Librino – spiega Antonio Presti – donato dalla Fondazione e sostenuto da eventuali fondi privati non farà mai pagare un biglietto. Per impegno civile e morale la Fondazione Antonio Presti siglerà però con il pubblico un patto etico: i visitatori si impegneranno a spendere criticamente una cifra equivalente al prezzo medio di un ticket museale negli esercizi commerciali di Librino. Questa scelta genererà un indotto economico criticamente orientato e libero. Il futuro di questo museo sarà così affidato alla trasformazione morale del popolo che, seguendo questo percorso, diverrà pubblico. Il successo – conclude Presti – che abbiamo avuto in questi ultimi anni in Sicilia e a Librino ci incoraggia a continuare. Non posso, però, realizzare il museo di Librino da solo. Spero che il mondo dell’arte, della filosofia, della tecnica, della tecnologia potranno unirsi, aggiungere  le proprie ragioni, trovarvi il proprio senso, la propria creatività”.