«Quando guardi un’immagine non c’è bisogno di capire l’opera, lo stato emozionale è immediato. Io vorrei utilizzare la fotografia come uno specchio per l’anima della gente». Il mecenate Antonio Presti crede da sempre nella forza immediata dell’immagine e nella sua capacità di evocare suggestioni e contribuire alla creazione di una forte coscienza identitaria, sia dell’individuo sia della comunità intera. Questa intuizione è alla base della costituzione del grande archivio fotografico socio-antropologico che la Fondazione Antonio Presti ha realizzato a partire dal 2009 con il coinvolgimento di oltre 30.000 persone della città di Catania.
Cuore pulsante dell’archivio, che si configura come una realtà dinamica e in continua trasformazione, è il lavoro svolto tra il 2010 e il 2013 con il contributo del fotoreporter iraniano Reza Deghati, uno dei più grandi professionisti del National Geographic, che ha guidato 30 giovani fotografi siciliani selezionati dalla Fondazione nella creazione di laboratori didattici con i ragazzi delle scuole del quartiere di Librino e della città di Catania.
Un vasto progetto d’arte, maieutica e affermazione dell’identità che ha visto la partecipazione di oltre 50 scuole: gli studenti, insieme ai fotografi e al personale docente, hanno lavorato sul tema della Costituzione Italiana, traducendo in immagini un articolo della Carta costituzionale a loro scelta.
La Fondazione ha coinvolto nel progetto anche venti associazioni di volontariato della città, che sono state descritte e raccontate attraverso le immagini dai bambini delle scuole, aiutati dai giovani fotografi siciliani.
A questi scatti che rivelano e sottolineano il diritto all’appartenenza e all’essere cittadini attivi e protagonisti del proprio presente e futuro, si aggiungono anche quelli realizzati da 100 bambini di Librino che, muniti di macchina fotografica e guidati dal grande maestro Reza, hanno raccontato la storia della loro vita e della loro famiglia.
Il percorso didattico che ha condotto alla realizzazione del vasto archivio è stato anche un’importante occasione educativa e formativa orientata all’affermazione della propria esistenza come valore universale di Bellezza.
Un processo maieutico – nello stile tipico perseguito da tanti dei progetti di Antonio Presti – fortemente connesso allo sviluppo nei ragazzi, di un senso di partecipazione sociale e civile che, partendo dal riconoscimento della propria storia sociale e familiare, li ha condotti fino alla riappropriazione consapevole della loro identità originaria.
Il materiale fotografico già raccolto e “catalogato” sommato a quello che si aggiungerà in futuro e con i prossimi progetti, rappresenta un archivio socio-antropologico senza eguali che offre a decine di migliaia persone, fino ad oggi, la possibilità di affermare, attraverso i propri volti, sorrisi, impegno civile, lavorativo, familiare, il proprio Diritto alla Cittadinanza.
Gli scatti fotografici daranno anche ossigeno al Museo Terzocchio-Meridiani di Luce, attraverso l’installazione fotografica multimediale che verrà proiettata, di notte, su una delle facciate dei condomini dove le emozioni, cristallizzate dagli obiettivi dei fotografi, si avvicenderanno una dopo l’altra, manifestando la bellezza spirituale degli abitanti di Librino.
«Ognuno degli abitanti del palazzo – dice Presti – , ogni giorno, tornando a casa, la mattina, la sera, il pomeriggio, riconoscendo la propria bellezza, la bellezza dell’anima, dovrà affermare con se stesso ‘Io sono bello‘. E quando tutti gli abitanti di quella periferia, un giorno, nella loro coscienza, sapranno dire ‘Io sono bello’, allora Librino non sarà più un quartiere a rischio, di mancamento, un luogo dell’emarginazione, ma un territorio dove, attraverso la consapevolezza della bellezza, si riacquista il diritto alla cittadinanza».
L’Archivio socio antropologico, che si configura anche come un prezioso scrigno di identità grazie alle migliaia di liberatorie firmate negli anni dalle persone fotografate, sarà donato dalla Fondazione Antonio Presti alla Sovrintendenza ai Beni culturali di Catania affinché venga sottoposto a vincolo e tutela quale bene immateriale.