Materia e volume, scultura e poesia, didattica e condivisione.“Il Muro della Poesia – Porta della Bellezza”, il più grande bassorilievo di arte contemporanea al mondo (alto 8 metri e lungo 500 metri), è il primo dono monumentale di Antonio Presti al quartiere di Librino. Un progetto etico, basato sulla pratica del dono e riconosciuto come tale dagli abitanti del quartiere che, sin dalla sua inaugurazione nel 2009, lo hanno protetto e custodito.
Un’impresa faraonica, nata dalla trasformazione artistica dell’asse attrezzato che squarcia il quartiere nella prima grande opera del Museo d’Arte Contemporanea TerzOcchio Meridiani di Luce.
La metamorfosi, realizzata coprendo le colate di materia industriale con manufatti d’arte in terracotta e con versi incisi nell’argilla, è durata due anni (2006-2008) e ha visto la collaborazione di scultori, poeti di fama nazionale e 2000 studenti di Librino, per un’opera collettiva che è dono due volte, perché è sia un’offerta d’arte e bellezza sia un’attività condivisa tra le generazioni più giovani di Librino nelle cui mani risiede il futuro della città.
«Bisogna fare capire ai più giovani – spiegava Antonio Presti nei giorni della creazione dell’opera – che le azioni personali contano, che si può ribaltare qualcosa di brutto, come il muro dell’asse attrezzato, in qualcosa di bello. Una trasformazione che può avvenire solo con un atto di condivisione. I bambini, lavorando insieme agli artisti per uno stesso progetto, non solo condividono il valore della bellezza, ma affermano il potere del cambiamento in un luogo dove l’aspettativa e la richiesta, finora, sono state disattese e disilluse. Per questo motivo abbiamo ritenuto doveroso portare questo pensiero all’interno del mondo della scuola, perché i ragazzi, che rappresentano il futuro del quartiere, comprendano che, per essere cittadini, devono abituarsi a fare piuttosto che a chiedere».
Gli artisti, provenienti da varie parti d’Italia, per precisa indicazione del mecenate, hanno modellato le loro enormi opere sul posto, a Librino. Si sono adattati a lavorare nelle nove scuole trasformando stanzoni e corridoi in enormi laboratori, in botteghe artigiane nelle quali gli studenti hanno imparato a lavorare l’argilla, a darle forma, e persino a cuocerla nel forno, donato anch’esso dalla Fondazione e collocato nel circolo didattico Campanella Sturzo.
Alcuni dei ragazzi, sotto la guida degli scultori, hanno lasciato un proprio segno nell’opera a firma d’artista e ognuno di loro ha ideato un “pezzo”, sia esso mattonella o altra forma, e lo ha riprodotto in due copie: una a far parte della “Porta della Bellezza” che segna l’ingresso al quartiere, l’altra l’ha tenuta per sé, come ricordo. Una scelta che oltre al significato ludico ed espressivo, ha anche una valenza etica e politica, ovvero quella di educare i bambini al valore “del fare”, un modo per allontanarli dall’antica e frustrante abitudine “del chiedere”.
Inaugurata il 15 maggio 2009, con una grande festa tra gli abitanti, gli artisti e i tanti ospiti della Fondazione, La Porta della Bellezza è dedicata alle Grandi Madri.
«Un tema – spiega Antonio Presti – scelto come valore universale di bellezza e come omaggio ad una società matriarcale qual è quella di Librino e di tutte le periferie del mondo dove sono le donne a portare il peso della famiglia e di una società ammalata nella coscienza. Donne cui va data sacralità. E i loro figli, che avranno contribuito ad elevare questo altare in loro onore, riconosceranno in ogni pezzo di terracotta il loro amore e ne avranno rispetto come di una cosa propria».
La Porta della Bellezza, quindi, da dono d’arte si trasforma in anelito di identità e tassello fondamentale in quel percorso di trasformazione del quartiere da “non luogo” in “casa”. Una trasformazione che, secondo la filosofia del coinvolgimento cara ad Antonio Presti, può accadere solo attraverso la partecipazione, creando una relazione tra l’opera e chi la riceve. L’arte diventa così la cura per guarire una ferita ma anche uno strumento di autonomia per Librino e i suoi abitanti.
La Porta della Bellezza è oggi la metafora dell’accesso a una nuova coscienza di Librino e dei librinesi, di quei 2000 giovani e di quelle 2000 mamme che rivedono su quel muro un pezzo della loro vita.