Antonio Presti trasferisce nel 1999 la sua dimora in un antico palazzo di piazza Stesicoro, nel centro di Catania, dedicandosi immediatamente ad una nuova iniziativa: realizza infatti una casa-museo, la Casa d’Arte Stesicorea, in cui il modulo funzionale di abitazione viene modificato in uno spazio creativo. Ogni stanza viene realizzata da un artista diverso: in progressione una sala, un maestro, un titolo. Attraversabili e comunicanti, i vari ambienti sono come osservatori degli stati dell’essere che mutano come gli stati della materia. “Ogni stanza non è un’opera formale, bensì un pensiero vivo, un comunicare di-stanze in nome di istanze d’amore. Se l’arte riesce ancora a creare un rapporto di stupore, di emozione, di estasi fra l’opera e il fruitore, lì c’è un punto di contatto con lo spirito. Questa casa mostra un modo diverso di come l’arte contemporanea possa interagire con il proprio tempo, con la propria società: per non restare chiusa nelle gallerie o nei musei, ma per aprirsi ad un pubblico più vasto possibile”, spiega il mecenate.
La Casa Stesicorea è la rappresentazione del problematico rapporto tra arte e luogo, che avviene attraverso la consapevolezza del possibile ribaltamento dovuto al passaggio dalla dimensione privata a quella pubblica. La casa viene presto visitata dal pubblico per vivere un rapporto interattivo con l’arte: chi entra nelle stanze di Casa Stesicorea diventa egli stesso parte dell’opera con una consegna ideale delle chiavi d’ingresso. Aprendo le porte a visitatori sconosciuti, porgendo il benvenuto col calore di un’intimità rivisitata nel segno della creatività, cadono dunque i confini tra intimità domestica e fruizione pubblica. Ricostruire un luogo, come hanno fatto gli artisti della Casa Stesicorea, significa agire materialmente sullo spazio, ma anche modificare radicalmente, e in modo profondo, la relazione tra arte e società. In periodi diversi, le stanze sono state trasformate, le opere quindi “distrutte” per creare ancora nuove stanze e nuovi messaggi.
Offrire la propria casa all’arte e offrire arte nella propria casa presuppone l’adesione ad una concezione etica della condivisione di valori sociali, oltre che estetici. L’opera d’arte non è contenuta nella casa e, come tale, esposta ai visitatori, ma è la casa stessa, nei suoi spazi interni, con i suoi contenuti. Il pubblico che si reca in una casa privata a fruire dell’arte, non fa che confermare la forza e l’alterazione compiuta su schemi precostituiti e ormai superati.
La Casa è la dimostrazione di come l’arte contemporanea possa interagire con il proprio ambiente e la società, senza rimanere imprigionata in modelli istituzionali: l’abitazione stessa diventa pensiero che evolve e non rimane immobile.