In occasione dei festeggiamenti agatini di Catania, il 3 febbraio 1999 la Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte incarica il maestro Arnaldo Pomodoro di realizzare una grande opera in cera da dedicare al quartiere periferico di Librino; il lavoro, di dimensioni colossali (8 tonnellate di paraffina, 15 metri di altezza per una spesa di quasi 200 milioni di lire), è stato poi consegnato al fuoco in segno di rinuncia.
Il progetto catanese fu strutturato in piena autonomia, senza alcun tipo di finanziamento pubblico. L’impegno assunto rappresentò uno stimolo per un’ulteriore crescita civile e culturale della città etnea attraverso un percorso etico di devozione alla Bellezza destinato principalmente alle nuove generazioni: obiettivo finale la trasformazione dei quartieri dimenticati della città in luoghi di armonia, una rigenerazione sostenuta come atto d’amore puro e disinteressato. L’evento del ‘99 provò a catalizzare fermenti, energie ed espressioni da tradurre in crescita per il territorio, una speranza per tutti i quartieri degradati e abbandonati delle convulse metropoli moderne.
Antonio Presti, nell’occasione, ebbe l’intuizione di coalizzare il mondo artistico per veicolare uno dei principi più influenti per la crescita di una civiltà, la Bellezza, sintesi di forma e qualità in perfetto equilibrio armonico: una forza che, unita al Bene, ha il potere di salvare il mondo.