Il progetto EXTRA-ordinario coinvolge quelle realtà culturali presenti a Catania che attraverso la complessità delle loro identità interagiscono con il tessuto sociale ed intellettuale della città. EXTRA-ordinario dà vita all’interazione tra le ricerche di alcuni artisti e le culture etniche presenti sul territorio (maghrebina, indiana, curda, rumena, senegalese, nigeriana, cinese, filippina, etc.) allo scopo di affermare il valore dell’essere.

Alla base di questa iniziativa c’è l’idea che in una società che ha perso i propri valori di riferimento e che tende sempre più a chiudersi in se stessa, diviene irrinunciabile la rivalutazione dell’individuo in quanto tale, prescindendo dalle origini, dalle culture di riferimento e dalle identità.

Sotto questo profilo, la Fondazione Fiumara d’Arte ritiene che, scegliendo l’Arte e la Bellezza come via di riscatto, il quartiere di Librino costituisce per Catania non solo un prezioso momento di differenza sociale, ma un vero e proprio valore guida per tutta la città. Librino, un tempo luogo trascurato e noto esclusivamente per il disagio sociale, diviene dunque una insostituibile chiave di lettura del contemporaneo e soggetto promotore di una auspicabile linea di sviluppo etico e civile per l’intera società.

I nuovi interventi artistici nelle dieci stanze della casa-museo Stesicorea prendono il via dall’incontro tra le differenti culture etniche presenti nella città di Catania e gli artisti coinvolti dalla Fondazione Antonio Presti –  Fiumara d’Arte, con la partecipazione di tutte le scuole di Librino (Istituto comprensivo Dusmet, Istituto comprensivo Campanella-Sturzo, Istituto comprensivo A. Musco, Istituto comprensivo Pestalozzi, Circolo Didattico Scuola elementare San Giorgio, Istituto comprensivo Brancati) e delle realtà socioculturali del quartiere. Anche questo nuovo impegno per Librino è finanziato unicamente da contributi privati, senza alcun tipo di contributo istituzionale, imprescindibile scelta etica del presidente della Fondazione Antonio Presti. Come nelle precedenti manifestazioni – Il treno dei poeti, Poeti a Librino, Un chilometro di tela, Il cero di Arnaldo Pomodoro – il quartiere assume un ruolo centrale di promozione culturale, riducendo così le distanze sociali che ne hanno fatto una periferia-dormitorio. Strumento fondamentale di questo cambiamento è l’arte che, nel ribadire la sua autonomia e la sua libertà rispetto ad ogni condizionamento politico o di mercato, diviene punto di riferimento per una incisiva azione sul territorio. La Casa d’Arte, con le sue stanze d’arte frutto del dialogo tra gli artisti e le comunità etniche, si pone come ideale luogo d’incontro e confronto, per affermare la sacralità e la ricchezza della molteplicità. Per esaltare, quindi, la “differenza” come valore.

  • Artisti e comunità: incontro e realizzazione delle stanze d’arte
    all’interno della Casa di piazza Stesicoro;
  • Per Catania il valore è Librino: incontro e realizzazione della
    stanza d’arte realizzata dagli alunni di tutte le scuole del territorio di Librino.
  • Io amo Librino: Sui balconi della casa-museo saranno rinnovate le installazioni con le scritte, realizzate da Loredana Longo e Daniele Pario Perra.

 

Nella realizzazione delle stanze nella casa-museo di piazza Stesicoro a Catania, ogni comunità ha scelto liberamente il tema simbolico cui affidare la rappresentazione dei valori che essa ritiene fondamentali: sono stati utilizzati i vari linguaggi dell’arte contemporanea – da quello pittorico a quello scultoreo, dal video all’installazione – dando vita ad un’opera che riproduce il messaggio sociale delle comunità partecipanti al progetto.

Gli artisti coinvolti

Yaovi Agbezuke, Stalker, Sisley Xhafa, Agnese Purgatorio, Marco Samorè, Guido Schlinker, Bianco e Valente, Andrea Di Marco, Massimo Siragusa, Loredana Longo, Daniele Pario Perra, e il gruppo composto da Antonio Presti, Gianfranco Molino ed Elio Pecora.

Le comunità

America Latina (Ecuador, Colombia, Perù, Venezuela, Brasile), Africa Nera (Senegal, Togo, Eritrea, Congo) Europa dell’Est (Polonia, Russia, Romania, Bulgaria), Cina, Asia Meridionale (India, Sri Lanka, Mauritius, Bangladesh), Filippine, Turchia, Africa del Nord (Tunisia, Marocco, Algeria), Nord Europa (Finlandia, Norvegia, Svezia).

Progetti di riferimento

La madre – Madre Terra (America Latina); La famiglia (Africa Nera); Libertà – Solidarietà (Europa dell’Est); Relazione Maestro-Discepolo (Cina); Cultura delle tradizioni e della solidarietà (Paesi Indiani); Rispetto delle differenze (Filippine); L’origine della civiltà (Turchia); Spiritualità (Paesi del Maghreb); La vitalità della luce (Nord Europa).

 

Extraordinario

EXTRAordinario è una rinnovata scommessa sul ribaltamento delle prospettive relazionali, un’esperienza di  attraversamento di labili confini in cui s’intersecano arte e vicende sociali e umane. È il superamento delle alterità realizzato per mezzo di una destrutturazione delle differenze, che tende rifondare identità e consapevolezze.

Il nuovo progetto ideato da Antonio Presti per Catania che si realizza nelle stanze della casa-museo Stesicorea, è emblema di una volontà di cambiamento che spinge ad interrogarsi nel profondo.

Il sistema di relazioni interpersonali, concernente aspetti sociali, economici, giuridici ed emozionali delle differenti comunità presenti sul territorio etneo, costituisce il nucleo di EXTRAordinario, nell’ambito del quale il rispetto sostituisce il sospetto e la periferia acquista una inedita centralità. Lo slittamento dei contenuti stabilisce nuove rotte da percorrere, inneggiando ad un’idea di Bellezza non più definibile in termini di completezza ma di dinamicità. Come dinamiche sono d’altronde – non per regola ma per necessità – le modifiche percettive dei concetti di identità e di frontiera, che costituiscono in questo contesto ineludibili punti di riflessione.

Nel suo recente saggio Nous, citoyens d’Europe?, Etienne Balibar sviluppa una ricerca politica che si ispira a un’istanza di critica sociale, sostenendo che la sola idea di democrazia oggi praticabile sia quella che si fonda sulla costruzione di una cittadinanza universalistica e multietnica, realizzata attraverso pratiche politiche e giuridiche che mettano in questione le concezioni tradizionali di statualità e la visione classica della sovranità nazionale. Il filosofo parla di “Europa difficile” e di “cantieri della democrazia”, individuando quattro questioni da approfondire  di rilevanza fondamentale per dar vita ad una Europa “altra” che potrebbe diventare modello di riferimento per il mondo intero. Balibar sottopone così al suo vaglio critico e speculativo la “questione giustizia”, come costruzione di un ordine giuridico che vada oltre gli Stati nazionali, la “questione lavoro” e soprattutto la questione della “democraticizzazione del frontiere”, annessa alla costruzione di un diritto universale di circolazione e di residenza, che includa la reciprocità degli apporti e dei contatti tra diverse culture, ripensando il rapporto tra territorio e popolazione, eliminando “L’insicurezza di chi è condannato al nomadismo perpetuo e l’ossessione nevrotica dell’identità o della pseudo-identità etnocentrica”. Infine, la “questione della lingua europea”, costituita dalla traduzione, intesa come incontro e reciproco arricchimento tra culture diverse.

L’identità contemporanea è concetto sfuggente, in quanto caratterizzata da un sempre più frequente nomadismo che determina realtà impossibili da definire, non riconosciute e spesso nate proprio varcando i confini.

Adesso però le frontiere – demarcazioni geopolitiche in realtà ambigue e differenti da individuo a individuo, a seconda delle condizioni sociali, economiche e nel senso più ampio del termine, culturali – determinando tipi diseguali di estraneità e stranieri, vacillano nella loro certezza, e mostrando il lato ambiguo della loro presenza si sgretolano.

Spesso proprio quelle più rigide e severe non si trovano più sulla striscia imposta dai dettami geografico-amministrativi del territorio e dello Stato che le ha definite, ma si sono trasferite in altri luoghi, ad esempio dove avvengono i controlli selettivi di sicurezza o di sanità. Le frontiere a volte possono semplicemente essere create dall’elemento economico, discriminante tra i più efficaci nel moltiplicarle, consolidarle o determinarne la sparizione.

Linee e demarcazioni intrecciano le loro coordinate secondo gli schemi standard di una volontà superiore e predeterminata, molto spesso avulsa dal reale contesto sociale e storico, risultando inadeguata ed estranea alle reali esigenze di un’umanità in perpetuo cambiamento.

Gli steccati, in questo processo autogenerante, determinano un moltiplicarsi esponenziale del frazionamento, frapponendo tra geografie e identità un numero crescente di barriere concrete o virtuali.

Ecco allora che, all’interno di un nucleo già strutturato, si viene a creare una ulteriore suddivisione, che determina l’individuazione di un centro e di una periferia, non in termini puramente spaziali, piuttosto come risultato di un giudizio di valore.

Ma gli argini si sono rotti da tempo e molti di questi confini verranno ad essere presto aboliti. Il movimento non è più concentrico, come le onde prodotte da un sasso scagliato in acqua, poiché procede assecondando traiettorie irregolari e imprevedibili, diagonali e segmenti non conclusi.

Ecco dunque perché Librino, quartiere-dormitorio catanese, affermando la dignità e il valore del suo carattere periferico qui riscatta la sua posizione – non solo in maniera figurata, ma concreta- trasformandosi in emblematica fucina del cambiamento.

Costruito su progetto dell’architetto Kenzo Tange, Librino è stato il frutto di un grottesco connubio tra due modelli urbanistici confliggenti. Da un lato quello americano con i suoi Central Business District  caratterizzati dalla presenza di nodi funzionali intorno ai quali si sviluppano le città, per poi svuotarsi di colpo, a fine giornata, abbandonate dalla Non Resident Population, e dall’altro quello europeo, secondo il quale le città sorgono storicamente intorno ai simboli del potere, della religione o della cultura, sviluppandosi intorno a costruzioni fortificate, chiese, università, focalizzando immediatamente nell’agorà il luogo degli incontri tra i cittadini.

A Librino non sono presenti né nodi funzionali né riferimenti istituzionali forti.

Ma è proprio in questo contesto così penalizzato dagli schemi del sistema che si origina un discorso capace di varcare confini mentali e convenzioni radicate.

Sotto questo profilo il progetto EXTRAordinario è un “cantiere della democrazia” in senso balibariano, in cui viene a riconoscersi un ruolo inedito ed essenziale agli strumenti dell’arte e della creatività.

Ecco quindi le comunità turca, indiana, filippina, latinoamericana, africana, magrebina, dei Paesi dell’Est, considerate punti di riferimento per una riflessione sull’identità e sul rispetto che muove da concetti di valore da loro stesse indicati, in un percorso à rebours che rintraccia fili sparsi in molte parti del mondo per ricondurli nelle stanze di una casa privata e allo stesso tempo pubblica.

Nelle stanze di Stesicorea gli artisti (Sisleij Xhafa, Stalker, Marco Samorè, Guido Schlinkert, Bianco e Valente, Agnese Purgatorio, Andrea Di Marco) con il loro gesto creativo agiscono sulla realtà svelandone input segreti e delineando quelli che potrebbero essere considerati gli aspetti fondamentali di una nuova identità collettiva contemporanea. La stessa struttura della casa, in cui ogni stanza è un momento di passaggio verso le altre, ha in questo contesto un evidente valore concettuale. Ciascuna di esse manifesta in modo puro il carattere del valore che essa rappresenta e le porte, spalancate verso le altre realtà, sono una dichiarazione d’intenti affinché all’idea di frontiera come limite e ostacolo si sostituisca quella di passaggio e conoscenza. (Paola Nicita)